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Estate


Uno squarcio
esangue
di luna
si affaccia
da un soppalco
di bruma
e catrame.

Rabbia
e
quiete
sul mare
sussurrate
ogni tanto
dallo spiro
indeciso
del vento.

Come
di spasimo
lamento
é
quest’eterno
soffocato
ansimare.

E tra le nubi
e la schiuma
fresco
è
lo stupore
di scoprirsi
abbandonato
alla brezza
e cullando
e cullando
arrendersi
alla sua carezza
per morire
per lasciarsi
conficcare
cunei di sale
nelle ferite
per amore
sopportate.
Mai dimenticate.

E’ estate
e
sembra
che
isteriche
risate
di nereidi
rimangano
incastrate
tra notte
e
giorno.

Aspettando
il ritorno.




Alessandro Catalano








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